:: Recensione di Una giustizia più sopportabile di Salvo Barone (Todaro, 2012) a cura di Viviana Filippini

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Nuova avventura per il commissario Efisio Sorigu protagonista de Una giustizia più sopportabile, il secondo giallo di Salvo Barone che ha per protagonista l’ispettore di polizia d’origine sarda. Questo libro racconta il lavoro di Sorigu a Como, prima del suo trasferimento a Milano (ne Le regole del Formicaio editato da Todaro due anni fa troviamo lo stesso protagonista nel capoluogo lombardo). In pieno agosto, quando le città si svuotano perché tutti vanno in vacanza e la quiete si diffonde ovunque, c’è qualcuno – il bancario Stefano La Duca – che non si è ancora deciso a partire per le vacanze, in quanto assorbito nelle ultime faccende lavorative. Finalmente pronto a raggiungere la moglie in Sardegna, La Duca rimanderà di qualche giorno la partenza  a causa di un furto con scasso subito nel suo appartamento. Il ladro non lo ha depredato di molto, gli ha portato via una catenina, due orologi dal valore modesto e una camicia color pervinca. La situazione si complica quando nelle stessa palazzina dove vive La Duca, viene ritrovato il cadavere di una donna anziana   – la signora Minghetti – sgozzata senza pietà. Per Sorigu scattano subito le indagini, la raccolta delle prove e la formazione della cerchia dei sospettati inoltre, secondo il commissario, l’omicidio e il furto con scasso nell’appartamento dell’amico sarebbero strettamente correlati tra di loro. L’inchiesta porta l’ispettore di polizia ad identificare il presunto colpevole in Nazim Decan, un kosovaro fuggito dal suo paese per trovare la salvezza in Italia, che lavora come giardiniere nel  condominio dove la donna è stata assassinata. Il caso sembra del tutto chiuso, ma le carte in tavola verranno rimescolate nel momento in cui il vero reo – un amico del principale indiziato – si costituirà, scagionando Decan.  Facendo il rapporto per il magistrato Ariatti- Brown, Efisio Sorigu si rende conto che tutti gli indizi conducono sì al vero colpevole, ma ci sono degli elementi di incoerenza nel movente e nella dinamica di sviluppo del brutale assassino che, sommati alle informazioni passate sottobanco dall’amico derubato, inducono l’ispettore a indagare più a fondo nella vita delle vittima e del suo carnefice. Scava, scava in profondità Efisio Sorigu si imbatterà in agghiaccianti e dolorosi fatti storici riguardanti i traffici umani avvenuti durante la guerra in Albania, eventi nei quali il colpevole e la sua vittima sono inconsciamente collegati. La scoperta di questa dolorosa verità porterà il commissario a rendersi conto che non sempre le persone sono quello che sembrano. Una giustizia più sopportabile di Salvo Barone è un bel giallo ambientato nella provincia comasca, che ha come input di partenza un fatto storico reale – alla fine degli anni ’90, durante la guerra del Kosovo, il governo svizzero stipulò un accordo con quello di Milosevic, che prevedeva un rimpatrio forzato per tutti i profughi fuggiti dal Kosovo e con i documenti non in regola –  certificato con nota dell’autore stesso alla fine della vicenda narrativa e una riflessione sulla giustizia che non lasciano indifferente il lettore una volta terminato il libro. Non a caso questo romanzo non è solo l’ardito processo di recupero dei tasselli di un mosaico per incastrare il colpevole, nel libro Barone crea una storia che induce chi legge a pensare e valutare la realtà nella quale si vive. Se ci mettiamo nei panni di Sorigu, non solo riusciamo ad entrare in pieno nella storia, ma ci accorgiamo di quanto sia difficile svolgere il mestiere del commissario e comunicare in modo bilanciato i risultati del proprio operato ai magistrati e allo stesso tempo ai media assetati di scoop e sempre pronti ad aggiungere particolari inesistenti per rendere la notizia più drammatica del reale. Ciò che colpisce di Sorigu è la sua profonda umanità e variegata dimensione emotiva, perché mentre indaga si comporta come rappresentante della legge ma, nel momento in cui scoprirà i drammi della vita del colpevole, il commissario attuerà una completa rivalutazione del proprio modo di pensare e giudicare sia il carnefice – in questo caso vittima di un tremenda ingiustizia -,  che la vittima (i lettori scopriranno che la tanto stimata signora Minghetti non era proprio uno stinco di santo). Complimenti – concedetemelo –  alla casa editrice Todaro di Lugano per la pubblicazione di romanzi gialli non scontati, nel senso che non si limitano a narrare la ricerca di chi ha commesso il reato, ma raccontano il mondo di oggi con tutte le sue sfaccettature – in queste pagine molto interessante è la tematica della diversità culturale e il fatto che essa scateni il pregiudizio verso l’altro che non è come noi -, stimolando in chi legge la riflessione sull’agire umano e sulla società nella quale viviamo. Arrivati alla fine di Una giustizia più sopportabile ci si rende conto di una realtà dolorosa: è vero sì che “La legge è uguale per tutti”, ma è ancora più vero il fatto che non tutti siamo uguali davanti alla legge e  questa sensazione che la giustizia vera non sempre venga compiuta, ci fa capire che spesso al suo posto si cercano soluzioni, o meglio compromessi, che la rendano a tutti più accettabile.

2 Risposte to “:: Recensione di Una giustizia più sopportabile di Salvo Barone (Todaro, 2012) a cura di Viviana Filippini”

  1. Salvo Barone su liberidiscrivere | Todaro Editore Says:

    […] Viviana Filippini recensisce “Una giustizia più sopportabile” di Salvo Barone: https://liberidiscrivereblog.wordpress.com/2012/05/25/recensione-di-una-giustizia-piu-sopportabile-di… […]

  2. Salvo Barone su liberidiscrivere | Todaro editore Says:

    […] Filippini recensisce Una giustizia più sopportabile di Salvo Barone. Leggi qui l’articolo e qui l’intervista […]

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